La Giornata della Memoria è il momento in cui poter rinnovare l’impegno, ogni anno, per scegliere da che parte stare nella storia, passata e presente.
Liliana Segre ricorda gli avvenimenti immediatamente successivi alla promulgazione delle leggi razziali in Italia come “un cambiamento violento nell’indifferenza generale”. La memoria allora è la nostra unica àncora, un atto di resistenza per non trasformare in uno stereotipo o lasciar scomparire nella negazione quello che è stato e per non essere mai indifferenti.
L’Olocausto è stato un unicum nella storia, ma ci guardiamo intorno e siamo testimoni di una società che non ha imparato la lezione. La soppressione della dignità e della libertà degli esseri umani possono arrivare attraverso molti mezzi, non solo col terrore e la violenza fisica. Oggi assistiamo alla strutturale discriminazione delle popolazioni Rom, alla persecuzione di chi esprime identità di genere e orientamenti sessuali considerati “inaccettabili”, ad episodi persistenti di antisemitismo, alla continua disumanizzazione dei migranti.
Lo abbiamo visto nelle ultime settimane nei campi ghiacciati di Lipa dove migliaia di persone aspettano una risposta. La pace, la protezione dei diritti umani, i principi democratici non sono e non possono essere delle parole vuote fuori dalla storia, sono processi per cui siamo tenuti tutti a lottare.
Nelle parole della Segre, dobbiamo “ricordare che si può, una gamba davanti all’altra, essere come quella bambina di Terezin che ha disegnato una farfalla gialla che vola sopra i fili spinati. Io non avevo le matite colorate e forse non avevo la fantasia meravigliosa della bambina di Terezin. Che la farfalla gialla voli sempre sopra i fili spinati. Questo è un semplicissimo messaggio da nonna che vorrei lasciare ai miei futuri nipoti ideali. Che siano in grado di fare la scelta. E con la loro responsabilità e la loro coscienza, essere sempre quella farfalla gialla che vola sopra ai fili spinati.”
Meditiamo, che questo è stato. Meditiamo, che questo è.